sabato 22 ottobre 2016

Giorrè, l’altopiano da scoprire, un recupero inaspettato a Florinas – di Paolo Lombardi



Il santuario sull’altopiano
L’altopiano di Giorrè è compreso tra i territori di Cargeghe, Ossi e Florinas. Si tratta di un vasto territorio calcareo elevato a circa 500 metri s.l.m. Il sito archeologico omonimo si trova nella zona sud-est che ricade entro i confini del territorio di Florinas. L’area archeologica è compresa entro un recinto di forma ellissoidale, al suo interno sono compresi un edificio rettangolare, una capanna e la rotonda nuragica in raffinata struttura isodoma. Attorno al recinto vi sono evidenti tracce di altre strutture, in particolare una di forma sub rettangolare di ragguardevoli dimensioni, forse un tempio a megaron.
Il santuario nuragico di Giorrè purtroppo ripropone una brutta storia di vandalismo comune a diversi siti archeologici sardi. Un atto di devastazione compiuto con l’utilizzo di mezzi meccanici ha sconvolto la struttura isodoma circolare, dove solo un quarto di essa, a livello di pavimento e per un paio di filari, si è salvata dallo scempio. Quando alla fine degli anni 80’ si è compiuto uno scavo preliminare condotto da Angela Antona, la situazione che si è presentata era purtroppo ormai compromessa. Un grosso cumulo disordinato di conci giaceva sulle strutture, rendendone impossibile una loro lettura. La fortuna ha voluto che si salvasse dalla devastazione una statuetta in bronzo con applicata maschera d’argento, figura che ora campeggia nel gonfalone del comune di Florinas. A tutti gli effetti la statuina in bronzo ha assunto il carattere simbolico che identifica tutti i florinesi. Si tratta di un personaggio nudo stante alto 14 cm che porta un tessuto poggiato tra spalla e braccio sinistro, identificato dal D’Oriano nella figura di Hermes connessa a culti dell’acqua.
La rotonda è certamente l’edificio più significativo, la rimozione dei crolli ha evidenziato una struttura circolare con un pavimento lastricato perfettamente liscio. Per il quarto di circonferenza meno danneggiato, sono presenti ancora due filari di conci isodomi in calcare bianco, sulla parte interna si riconoscono i classici conci a formare un bancone sedile. Sulla parte esterna si notano dei grossi conci a T finemente lavorati. Tra i conci accumulati abbiamo la presenza di calcare e basalto, un particolare che fa ipotizzare una caratteristica bicromia della rotonda, aspetto già noto in ambito nuragico, si pensi allo stesso nuraghe Corvos sempre in territorio di Florinas, edificato in calcare e trachite, ma meglio ancora nella struttura rettangolare del villaggio santuario di Monte Sant’Antonio di Siligo. Lo scavo preliminare, oltre alla statuina in bronzo, ha restituito due modelli residui in calcare di betilo-torre, motivo questo che ha favorito l’identificazione della struttura circolare nella classe delle rotonde. Tra questi edifici ricordiamo la capanna 80 del villaggio di Su Nuraxi, la ben nota capanna delle riunioni del nuraghe Palmavera, la stessa rotonda del villaggio santuario di Punta Unossi sempre a Florinas dove abbiamo la presenza del betilo torre. Si aggiungono inoltre le rotonde di Cuccuru Mudeju di Nughedu San Nicolò, Corona Arrubia di Genoni, Su Monte di Sorradile, Serra Niedda di Sorso. Si ipotizza anche per le rotonde una copertura a tholos. Risulta inoltre interessante il ritrovamento di tre conci in calcare di forma troncopiramidale, finemente decorati con vari motivi a spina di pesce, a reticolo e con scanalature. Indubbiamente gli scalpellini che hanno operato qui conoscevano bene le tecniche di lavorazione della pietra.
Un recupero inaspettato
Nell’ottobre 2015 io e mio fratello Bruno decidiamo di andare a visitare il sito di Giorrè. Già nel 2009, incuriositi dalla particolarità delle rotonde nuragiche, abbiamo visitato e documentato il sito di Punta Unossi. Per arrivare a Giorrè Bruno raccoglie un vecchio invito fattogli da Sebastiano Mulas, un florinese profondo conoscitore del territorio e confinante al terreno in cui il santuario nuragico si trova. Una bella mattina di ottobre ci si incontra per salire sull’altopiano. Facciamo un largo giro passando dalla ferrata tracciata sotto i larghi e spettacolari costoni calcarei fino ad arrivare all’area funeraria di Su Carralzu. Qui a pochi passi dal santuario, si trova una monumentale tomba a prospetto architettonico, dominata da una grande stele scolpita nella roccia calcarea in cui vi è anche l’accenno dell’esedra delle tipiche tombe nuragiche. Su Carralzu era certamente legata al santuario e al villaggio circostante. La nostra indagine documentale e fotografica purtroppo deve fare i conti con la vegetazione che piano piano ha ripreso il suo naturale corso. In questi casi le riprese fotografiche sono di difficile realizzazione, non resta che dedicarsi ai dettagli dei numerosi conci isodomi sparsi un po’ ovunque attorno al santuario. Proprio mentre Sebastiano solleva i conci meno pesanti mi avvicino per scattare una foto e mi accorgo di alcuni segni presenti sulla faccia piana di un concio squadrato. Con grande sorpresa scorgo immediatamente un pugnale ad elsa gammata scolpito, dal segno molto evidente seppur la pietra calcarea si presenti molto corrosa. Posizionando il concio in favore di luce anche Bruno e Sebastiano confermano la presenza del pugnale e mi fanno notare subito che di fianco è presente un altro segno che ricorda forse una immanicatura di stocco o spada che purtroppo si interrompe dove il concio è spezzato. La nostra attenzione viene catturata ovviamente dal concio decorato, al momento si tratta di un unicum in questo contesto. Tutta la simbologia, in particolar modo per l’elsa gammata, la troviamo solo su supporti mobili in metallo nei più noti bronzetti sardi, e in due casi noti di supporti in ceramica, la barchetta di Teti che riporta un pugnaletto ad elsa gammata inciso, e un frammento di tazza carenata con applique foggiata sempre a pugnaletto ad elsa gammata dagli ultimi scavi di Mont’e Pramma a Cabras.

Il concio scolpito recuperato nel 2015

Particolare del concio scolpito, si riconosce chiaramente un pugnale ad elsa gammata, alla sua sinistra si distingue un altro oggetto difficilmente leggibile. Si può ipotizzare l'immanicatura di uno stocco o di spada, purtroppo la parte inferiore tronca non ci fornisce altri elementi utili
 
Il nostro stupore a tutti gli effetti ci porta a pensare che la devastazione del sito e la successiva indagine preliminare di scavo non hanno consentito di individuare il concio giacente tra i cumuli disordinati di quello che è rimasto dopo gli atti di vandalismo. Questo è uno dei motivi che ci ha spinto a documentarci più possibile sulle vicende che il santuario di Giorrè ha vissuto fino ad oggi, prima di poter essere sicuri di fare una segnalazione alla soprintendenza archeologica competente per il territorio di Florinas. Dopo la nostra segnalazione finalmente a metà dicembre del 2015, il concio decorato di Giorrè viene recuperato dalla soprintendenza di Sassari. Attualmente si trova presso il centro di restauro di Li Punti, in attesa che archeologi, studiosi e storici possano studiarlo e darne la giusta collocazione cronologica e figurativa.
Alcune considerazioni, intanto l’auspicio che una nuova campagna di scavi possa riprendere al più presto in questo sito che pare abbia  ancora qualcosa da dire. Inoltre la considerazione del fatto che il pugnale ad elsa gammata su pietra ancora non è comparso dallo scavo di Mont’e Pramma, che peraltro ha già restituito molti dei simboli noti nella bronzistica figurata nuragica, elmi, scudi, archi, sandali, trecce, gonnellini, placche e elementi di protezione, modelli di nuraghe. Ecco quindi che uno dei simboli più ricorrenti della bronzistica, oltre una cinquantina tra statuine e pugnali a dimensione reale e miniaturistici, per il momento appare a diversi chilometri di distanza da Cabras, il sito che per la statuaria in pietra più si avvicina alle raffigurazioni della bronzistica nuragica. Ancora una considerazione, l’ultima ma la prima per importanza, il senso civico deve essere sempre al primo posto, è dovere di ogni individuo quello di fare in modo che ogni sito venga salvaguardato e che gli organi competenti vengano sempre informati di ogni ritrovamento, fortuito e non.
Grazie a Bruno Lombardi e Sebastiano Mulas per la magnifica esperienza sull’altopiano da scoprire.

Panoramica dell'area archeologica
 
Bibliografia
Antona Angela et alii - Nuovi ex voto di età ellenistica dalla Sardegna settentrionale - Bollettino di archeologia , p. 1-65 : ill. - Fascicolo a.1997:n.46/48 (1997:lug)
Bedini Alessandro, Tronchetti Carlo, Ugas Giovanni, Zucca Raimondo - Giganti di pietra, Monte Prama l'Heroon che cambia la storia della Sardegna e del mediterraneo - ed. Fabula 2012
Lilliu Giovanni - Sculture della Sardegna nuragica - ed. La Zattera 1966
Merella Salvatore - Indagini territoriali sugli aspetti insediamentali durante l'età del Bronzo nel contesto del Rio Mannu di Porto Torres: la Valle di Giunche - Tesi di Dottorato - Anno Accademico 2012-2013
Usai Emerenziana, Zucca Raimondo - Mont'e Prama (Cabras) le tombe e le sculture - ed. Carlo Delfino 2015

mercoledì 24 ottobre 2012

Nuraghe Mannu - Ozieri (SS)



Il nuraghe Mannu di Ozieri si trova a circa 500 metri in linea d'aria a ovest della bella chiesa romanica di Sant'Antioco di Bisarcio. Posto su un modesto rilievo collinare è stato edificato sul ciglio di una cresta rocciosa di origine lavica. Si sente molto parlare, nell'acceso dibattito sulla destinazione d'uso delle torri nuragiche, di nuraghi fortezza, nuraghi deposito, nuraghi astrali, nuraghi casa, nuraghi edifici di culto, nuraghi vedetta. Per il Mannu di Ozieri, da ora semplicemente il Mannu, parleremo invece di nuraghe didattico. Senza nessun senso provocatore nel coniare un nuovo appellativo per questi straordinari edifici, che ancora attendono di avere riconosciuto un consenso unanime sulla loro primitiva comparsa in tutto il territorio di Sardegna. In realtà, come vedremo più avanti, non tratteremo di un singolo nuraghe, il Mannu infatti è il risultato di una sovrapposizione di due edifici, che si fondono insieme ma che si distinguono ampiamente l'uno dall'altro.
Immediatamente edificata sulla roccia viva, abbiamo la struttura arcaica e più antica di un cosiddetto nuraghe a corridoio, una caratteristica consolidata di questi nuraghes, se pensiamo ad esempio alle strutture galluresi del famoso Albucciu - Arzachena, o Majori - Tempio, che inglobano tra i paramenti murari gli affioramenti di roccia naturale. Dell'edificio residuo balzano subito all'occhio le possenti pareti rettilinee ancora leggibili sui lati ovest, nord e est, su queste si aprono gli accessi ai lunghi corridoi che hanno favorito il nome dato a questi singolari nuraghes. Sulla parete est si apprezzano ancora i conci posti fino a 10 filari nel punto più alto, in corrispondenza dell'accesso ad un ampio corridoio ora occluso dal crollo. L'accesso al corridoio presenta un grosso architrave più o meno squadrato, mentre la muratura residua mostra una posa dei conci, discretamente sbozzati e squadrati, a filari in cui si notano conci più piccoli che spesso stanno al di sotto di conci ben più grandi. 
Anche questa è una caratteristica tipica dei nuraghes arcaici, mutuata dalle grosse muraglie megalitiche ben rappresentate dal sito preistorico di Monte Baranta in Olmedo. Il muro a est si diparte per circa 16 metri dalla torre a tholos e fino al ciglio roccioso in cui era innalzata la parete sud del nuraghe a corridoio. 
Davvero notevole risulta la parete nord. Anche qui possiamo contare circa una decina di filari, sebbene il piano di campagna lascia scorgere la presenza di ulteriori filari ancora interrati. Tra questi si  distingue bene la posa di due grossi conci di cui quello immediatamente inferiore che fa da architrave ad un accesso/corridoio che si intravede appena.
La muratura esterna evidenzia la lavorazione della pietra che ha permesso di ottenere una superficie perfettamente piana, la posa anche qui mostra i conci poligonali alternati tra conci più piccoli a volta posti al di sotto di quelli più grandi. Numerose zeppe di rincalzo riempiono gli spazi vuoti creati dai poligoni. Si nota l'utilizzo di conci più piccoli e un pò più ordinati in prossimità della linea di congiunzione tra la parete arcaica e lo slancio della torre circolare a tholos. 
I lati ovest e sud sono quelli che presentano il maggior stato di crolli. Prendiamo in esame il grande corridoio che corre parallelo alla parete ovest. Si raggiunge tramite un accesso aperto sulla stessa parete ovest in cui si distingue una scala ricavata parzialmente nella roccia naturale. Superata la scala si arriva in un piccolo andito che presenta due accessi, quello che si incontra per primo, sulla sinistra è l'accesso al grande corridoio, il secondo accesso è appena percorribile in quanto invaso dal crollo.

Il grande corridoio a prima vista ricorda quello notevole dello stupendo edificio arcaico Seneghe di Suni, dove la grande torre viene attraversata completamente da nord a sud. All'interno il corridoio presenta una copertura a lastroni di notevoli dimensioni, mentre sulla sua destra sono presenti due ambienti, anch'essi coperti a lastroni e profondi tra i 2-3 metri con fondo cieco. Il corridoio è percorribile per circa una decina di metri e risulta chiuso sul fondo. Il piano di calpestio completamente ricolmo di terra e detriti lascia presupporre un altezza maggiore rispetto a quella ora presente che si attesta poco oltre il metro e 50. Il lungo corridoio e le pareti con posa di conci poligonali già bastano per poter classificare il Mannu nella tipologia dei nuraghes arcaici a corridoio, certamente un intervento di scavo e restauro permetterebbe una migliore lettura del monumento. Il corridoio sulla parete est lascia ipotizzare una connessione diretta a quello spazio interno ai paramenti murari citati. Tutto questo spazio risulta invaso dai crolli, tanto che l'ingresso stesso del nuraghe a tholos, che vi si affaccia, risulta occluso con il solo architrave visibile.
Veniamo allora ad esaminare la struttura del nuraghe a tholos. Esso risulta edificato al vertice tra le pareti nord e est. Purtroppo dal punto di unione della tholos con la parete est e per circa metà della torre, è presente un notevole squarcio della muratura. Dal punto di vista didattico si può ammirare la posa del fascio esterno della tholos, quella del fascio interno e il riempimento di pietrame tra le due, avendo la possibilità quindi di potere trarre le dovute considerazioni sulla raffinata tecnica costruttiva. L'accesso alla tholos, rivolto a sud, abbiamo detto che risulta interrato e occluso dal crollo, perciò arrampicandosi sullo squarcio si accede all'interno della tholos. Alla base occorre fare attenzione ai vari conci di crollo sparsi su tutta la sua superficie, tanto da non permettere di apprezzare l'eventuale presenza di nicchie anche piccole lungo la circonferenza interna. Si può però ammirare il corridoio di accesso alla tholos che presenta sulla sinistra la canonica scala al piano superiore, mentre per la nicchia d'andito vale il discorso fatto sulle nicchie di camera. Notevole invece risulta essere l'ogiva del corridoio, molto slanciata e con posa dei conci molto regolare e ordinata fino al vertice di chiusura, che ricorda quella bellissima del Longu - Padria. Infine occorre citare, immediatamente adiacente alla tholos, a sinistra del suo accesso, un ambiente con ingresso architravato e coperto, affacciato sempre sullo spazio interno ai due nuraghi invaso dai crolli.
 
Per concludere torniamo alle considerazioni fatte in principio. Il nuraghe didattico del Mannu offre ai visitatori le primitive strutture arcaiche che rimandano alle caratteristiche delle muraglie magalitiche dell'età del rame. Grossi massi posti in posa poligonale, rinzeppati e con accessi e corridoi e ambienti angusti coperti a lastroni. Vi è poi la torre troncoconica che si mostra in tutte le sue peculiarità. I fasci delle murature che si esprimono nella bella tholos, la posa ordinata dei conci grandi alla base e di minor peso e grandezza man mano che si elevano, l'ogiva slanciata e la scala che lascia presupporre la presenza di almeno un altro piano, insomma un classico esempio di torre dell'età del bronzo. Il nuraghe didattico è servito.
Per tutte le altre immagini vai su http://www.neroargento.com/page_galle/mannu_ozieri1_gallery.htm e http://www.neroargento.com/page_galle/mannu_ozieri2_gallery.htm

venerdì 18 marzo 2011

Nuraghe Alvu - Pozzomaggiore (SS)

Il nuraghe Alvu di Pozzomaggiore non manca di sorprendere il visitatore per alcune sue peculiarità. A dispetto del suo nome, peraltro già noto in altre torri come l'Alvu di Nulvi, il nuraghe è caratterizzato da una torre principale bicroma. Partendo dal basso e fino a otto filari la pietra usata è di basalto scuro, più o meno sbozzata. Dal nono filare la pietra è di calcare bianco, più accurata nel taglio dei conci che diventano di minori dimensioni man mano che si sale in altezza. Due torri ben definite in planimetria lo farebbero classificare tra quella tipologia ad addizione frontale, il cortile racchiuso fino alla torre principale risulta diviso in altri piccoli vani forse risultato di modifiche posteriori anche in antico. La torre principale riserva però altre sorprese. Al corridoio di ingresso si trova una grande nicchia a sinistra, subito di fronte la scala a destra, molto ripida con alti gradini. L'ogiva di accesso è monumentale, il primo tratto con filari che chiudono in aggetto, il tratto affacciato all'interno della tholos chiuso a lastroni orizzontali. La tholos ha un diametro di notevoli dimensioni con due nicchie laterali contrapposte, quella di sinistra sopraelevata di un filare dalla base. Sul pavimento, allineati al corridoio di accesso, si trovano un bel focolare composto da sette conci a cuneo, e un pozzo d'acqua profondo a occhio tra i due e i tre metri. La parte sommitale del pozzo è formata da quattro filari di pietre calcaree di piccole dimensioni. Il pozzo trova diversi riscontri, con il Santu Antine che recentemente ne ha restituito uno nel corridoio anulare, oltre quelli del cortile e della torre "D". Ricordimao poi i pozzi del Su Nuraxi - Barumini, Sa Mandra 'e Sa Jua - Ozieri, Miuddu - Birori, Is Paras - Isili. Molto interessante poi il focolare, del tutto simile a quelli che si trovano in numerose capanne di villaggi nuragici, ricordiamo ad esempio Romanzesu - Bitti, Appiu - Villanova Monteleone, Iloi - Sedilo. L'attenzione però delle similitudini ci riporta al focolare della torre centrale del Funtana - Ittireddu, anch'esso formato da sette conci, oppure a quello o quelli non più conservati del Santa Barbara - Villanova Truschedu, uno nella torre più antica, l'altro nella torre minore. Se pensiamo all'esempio più interessante di focolare, nella capanna cosidetta delle riunioni, nel complesso del Palmavera - Alghero, dotato di betilo-torre, allora potremmo azzardare che anche in tutti gli altri focolari citati forse ci poteva essere il betilo-torre per un eventuale culto che si poteva svolgere sia nelle torri che nelle capanne. Chissà che in futuro lo scavo di torri ancora interrate e coperte di crolli, ci possa fornire ulteriori elementi utili a schiarire i lati ancora oscuri sulla destinazione d'uso delle torri e i culti che gli antenati sardi svolgevano alla loro ombra.

http://www.neroargento.com/page_galle/alvupozzo_gallery.htm

http://www.neroargento.com/page_galle/funtana_gallery.htm

http://www.neroargento.com/page_galle/sbarbarat_gallery.htm

http://www.neroargento.com/page_galle/palmavera_gallery.htm

http://www.neroargento.com/page_galle/romanzesu_gallery.htm

http://www.neroargento.com/page_main/nuraghi.htm

domenica 20 febbraio 2011

Tomba a prospetto architettonico Molafà - Sassari

Continua il viaggio nelle caratteristiche sepolture diffuse nel sassarese. Le tombe a prospetto architettonico riportano, scavate nella roccia, le caratteristiche principali delle sepolture tipiche dell'età nuragica, le tombe di giganti. Troviamo infatti in esse la stele centinata tipica, l'esedra di forma semicircolare, spesso i tre incavi sulla stele per ospitare piccoli betili, come anche si usava fare nelle tombe di giganti a filari sui conci a dentelli. Quella di Molafà, alle porte di Sassari, trova usuali riscontri con gli altri esempi già trattati, Sas Puntas - Tissi, la tomba IX di Sos Furrighesos - Anela, le tombe II,IV,V,VI di Ittiari - Osilo, Campu Lontanu - Florinas, Brunuzzu - Ossi, solo per citarne alcune. Oltre alla stele e l'esedra, abbiamo un corpo tombale scavato interamente nella roccia, dove spesso venivano ricavate grandi nicchie ai lati, e caratterizzato da una considerevole ampiezza. In genere le tombe a prospetto architettonico vengono ottenute riadattando precedenti Domus de Janas, come dimostrato dalla loro presenza in necropoli in cui si possono trovare i due tipi di sepolture, come nei casi citati prima. Singolare però rimane l'esempio di Campu Lontanu - Florinas, in cui la tomba a prospetto è ricavata in un unico bancone calcareo isolato e poggiato sul piano di campagna. Qui sarebbe interessante stabilire se la sepoltura vuole essere un segno di arrivo in cui non si edificano più sepolture in roccia come da prassi prenuragica dando poi il via alle tombe di giganti edificate completamente poggiando e lavorando pietre senza escavazioni, oppure se anche qui si è sfruttata una precedente domus isolata. Resta comunque interessante come nel sassarese vi sia stata questa particolare diffusione di sepolture che non trova riscontri in tutta l'isola, come invece accade per le domus e le tombe di giganti diffuse invece in maniera abbastanza omogenea in tutta la Sardegna.

http://www.neroargento.com/page_galle/molafa_gallery.htm

http://www.neroargento.com/page_main/siti_archeo.htm

domenica 13 febbraio 2011

Necropoli Sa Figu - Ittiri (SS)

La necropoli di Sa Figu - Ittiri offre al visitatore interessanti spunti di riflessione, in un ambito cronologico che copre il prenuragico e il nuragico, nei loro elementi edificativi più rappresentativi. L'ambito funerario prenuragico è ben rappresentato dalla necropoli a Domus de Janas in numero di dieci sepolture. L'ubicazione posta al margine dell'altopiano di Coros, ad una altezza di 400 m s.l.m., è affacciata alla valle sottostante, mantenendo quindi una costante presente nella posizione di parecchie necropoli a Domus de Janas. Immediatamente successivo vediamo l'edificazione poi del circolo megalitico, ospitato su un lembo di roccia calcarea che si mostra maestoso già quando si intravede nella collina sottostante. Subentra poi la fase nuragica, il nuraghe è presente, ora molto rovinato e che forse nasconde una struttura a protonuraghe, ma sono le sepolture che vedono il riutilizzo delle domus fino a renderle delle imitazioni delle ben note tombe di giganti in uso al tempo dei nuraghes. Buona parte delle domus vengono trasformate,rese quasi irriconoscibili, come nella monumentale tomba IV, forse la più imponente tra le tombe a prospetto architettonico, con un tumulo lungo quasi nove metri. La tomba II poi, in cui ancora si distinguono la stele residua, gli ortostati e il bancone sedile lungo l'esedra, tutti elementi addossati alla roccia in cui era scavata la domus. Una concentrazione così significativa di domus a prospetto, l'abbiamo già trattata quando parlammo della necropoli di Ittiari - Osilo, a conferma che oltre i ben noti casi isolati di tombe a prospetto come Sas Puntas - Tissi, Campu Lontanu - Florinas, questa modalità edificativa caratteristica del sassarese era tenuta in alta considerazione anche per necropoli a domus composte da più sepolture.

http://www.neroargento.com/page_galle/safigu_gallery.htm

http://www.neroargento.com/page_galle/ittiari_gallery.htm

http://www.neroargento.com/page_main/siti_archeo.htm

domenica 6 febbraio 2011

Nuraghe Oes - Giave (SS)

Il nuraghe Oes gode purtroppo di un destino meno fortunato del suo vicino e ben più noto nuraghe Santu Antine di Torralba. Non si vuole ovviamente azzardare un confronto con Sa Domo de su Re, probabilmente il massimo esempio dell'architettura nuragica. Si vuole in questa sede, porre l'attenzione sul particolare costruttivo dell'Oes. In pianta si nota l'aggiunta di due torri, ma forse tre, che racchiudono un cortile quadrangolare affacciato sulla più imponente torre principale. Proprio la torre principale, benchè invasa dal crollo almeno per tutta la camera basale, ci mostra la presenza di riseghe o scarpe anulari che dovevano probabilmente reggere dei soppalchi lignei al posto delle ben più usuali coperture a tholos. Il crollo potrebbe essere il risultato del cedimento forse dell'unica tholos che copriva nel suo punto più alto la torre che si conserva ancora per due piani oltre quello di base. Superfluo diventa soffermarsi sulla capacità dei nuragici nella lavorazione del legno, eredità tramandata dal popolo che li ha preceduti, maestri nella costruzione di case/capanne come mostrato dalle imitazioni di queste scolpite nelle sepolture a Domus de Janas. La visita recente mi ha confortato nel constatare che il nuraghe adesso è facilmente raggiungibile da un percorso con sentiero delimitato da eleganti muri a secco in pietra basaltica locale, risparmiato nella campagna. Chissà se sia il miglior auspicio per una futura valorizzazione e messa in sicurezza.

http://www.neroargento.com/page_galle/oes_gallery.htm

http://www.neroargento.com/page_main/nuraghi.htm